L’ultimo osso della colonna vertebrale, il coccige, può diventare dolente a causa di cadute o posture scorrette. Come trattare il problema per avere sollievo ed evitare recidive
Nello stesso punto in cui altri mammiferi hanno la coda, noi possediamo 3-5 vertebre fuse tra loro, immobili a differenza delle altre che compongono il rachide. Si tratta del coccige, l’ultimo tratto della colonna vertebrale, che può essere sede di dolore come qualunque altra parte del corpo. Secondo la teoria di Charles Darwin, il coccige rappresenta il residuo di una coda ancestrale, testimonianza della nostra evoluzione, racconta il dottor Davide Paratore, responsabile f.f. dell’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia presso l’Ospedale Cortina di Cortina d’Ampezzo, Belluno. È importante perché costituisce l’ancoraggio di alcuni legamenti e muscoli, che insieme formano il pavimento pelvico, e dunque conferisce stabilità alla colonna vertebrale e all’organismo in generale. Ma perché ogni tanto il coccige fa male?
Da cosa dipende il dolore
Nella maggior parte dei casi, la coccigodinia (ovvero il dolore al coccige) fa seguito a un trauma, come una caduta all’indietro dovuta a un banale scivolone sul pavimento oppure procurata durante attività come sci, snowboard e pattinaggio sul ghiaccio. Ci sono anche sport, come il ciclismo, l’equitazione o il canottaggio, che possono predisporre al problema a causa di uno sfregamento ripetuto della zona, capace di innescare un’infiammazione locale.
Altre cause sono le posture errate, gli sforzi reiterati, l’obesità e raramente alcuni virus, come l’herpes, che possono interessare il nervo pudendo finendo per coinvolgere il coccige, racconta il dottor Paratore. Talvolta, poi, il dolore può essere dovuto a infezioni nella zona ano-rettale, costituire un riflesso di patologie pelviche oppure a carico del colon o magari nascondere una cisti sacro-coccigea, cioè una piccola “sacca” che si sviluppa tra i glutei, precisamente fra lo strato adiposo sottocutaneo e la fascia muscolare, restando silente e asintomatica per lunghi periodi oppure infiammandosi e determinando dolore.
Anche la gravidanza rappresenta un fattore di rischio nelle donne, perché nei novi mesi di gestazione l’assetto della colonna vertebrale si modifica, predisponendo alla coccigodinia.
Cosa vuol dire se il coccige fa male
Quando avvertiamo dolore al coccige, significa che qualcosa non va. La causa potrebbe risiedere anche solamente in un’eccessiva sedentarietà: Quando siamo seduti, infatti, andiamo a premere proprio su questa parte del corpo. E paradossalmente la pressione aumenta sia in caso di sovrappeso sia in caso di eccessiva magrezza a causa di un deficit di muscolatura glutea, che protegge dalla coccigodinia quando è tonica.
Per questo, una buona regola di prevenzione è evitare di stazionare fermi per troppo tempo, interrompendo di tanto in tanto l’attività di ufficio facendo qualche passo. Altrettanto importante è stare seduti correttamente, poggiandosi sulle due ossa che “sporgono” sotto le natiche, dette tuberosità ischiatiche, ed evitando invece di scivolare in avanti con il bacino, finendo per premere sul coccige.
Come far passare il dolore
Quando si avverte dolore, è bene rivolgersi al medico di base che valuterà se è necessario richiedere un parere specialistico a ortopedico, fisiatra, fisioterapista o magari a gastroenterologo oppure internista se sospetta altri problemi extra-ossei.
Nel frattempo, la strategia migliore è il riposo, evitando la posizione seduta (soprattutto su superfici troppo morbide) o per lo meno utilizzando appositi cuscini, creati proprio per ridurre la pressione sul coccige e permettere di conseguenza una seduta comoda e priva di dolore.
Quanto dura il dolore
Spesso la coccigodinia si risolve da sola, ma possono servire due o tre mesi. Altre volte, invece, il dolore persiste oltre quel periodo ed è proprio questa continuità che deve convincere a sottoporsi a un controllo per individuare la causa e porre rimedio.
Come curare il dolore
Per individuare la terapia più idonea, è necessario arrivare a una diagnosi certa. Oltre all’esame obiettivo da parte del medico, può essere utile una radiografia del sacro-coccige, che permette di esaminare l’assetto osseo e verificare la presenza di eventuali alterazioni strutturali, a cui si possono abbinare metodiche più approfondite, come la Tac e la risonanza magnetica, descrive l’esperto.
In generale, comunque, per trovare sollievo dal dolore si possono utilizzare i classici analgesici (come paracetamolo, naprossene o ibuprofene), associando degli impacchi di ghiaccio.
Talvolta bisogna associare altre tecniche, sia manipolatorie sia sotto forma di ginnastica specifica, che possono dare ottimi risultati. Soprattutto se la coccigodinia crea problemi funzionali, per esempio impedendo una corretta defecazione o rendendola dolorosa, è necessario intervenire manualmente con manovre in grado di rimettere in asse l’eventuale dislocazione del coccige, solitamente dovuta a fratture o lussazioni.
Cosa fare se si ripresenta
Se la coccigodinia si ripresenta ciclicamente, è bene indagare in maniera scrupolosa per capire cosa sottende le recidive, soprattutto se la sintomatologia si è cronicizzata. Seppure raramente, il dolore che ritorna potrebbe nascondere patologie di altro genere, conclude il dottor Paratore.
Se poi alla sofferenza si somma anche una sensazione di formicolio, localizzato fra la regione anale e quella scrotale nell’uomo o vaginale nella donna, significa che c’è una compressione del nervo pudendo, che può portare a disturbi più importanti, come problematiche urinarie o sessuali oppure sciatalgia a livello del tronco. In questo caso, ancora di più, bisogna intervenire per risolvere il problema.