Salute: come allenare il cervello per prevenire l’invecchiamento mentale

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Vuoi il cervello agile e scattante di un ventenne? Basta allenarlo. Ecco il percorso più efficace per fermare il declino cognitivo e potenziare le tue performance mentali


Tagliare il traguardo dei 100 anni non è più un miraggio. Si stima che una persona su due nata nel 2000 arriverà a questa veneranda età. L’efficienza mentale, oltre che quella fisica, diventa quindi cruciale per mantenere una buona qualità della vita fino alla vecchiaia. E se è vero che certe funzioni cognitive perdono smalto con il passare degli anni, è altrettanto assodato che esistono attività compensative che “riparano” il declino delle prime, mantenendo gli stessi obiettivi di efficienza attraverso percorsi differenti.

Le strategie per un invecchiamento attivo ci sono e funzionano, come ci spiega Giuseppe Alfredo Iannoccari, neuropsicologo, fondatore e presidente di Assomensana, esperto di antiaging cerebrale: «Come si allenano i muscoli, così si può allenare il cervello, con un efficace training antaging a esso dedicato. Oltre ai capisaldi per mantenere in salute la nostra mente, come un’alimentazione equilibrata, un adeguato riposo notturno e una costante attività fisica, esistono attitudini e programmi specifici in grado di promuovere e sviluppare l’agilità della mente».

L’atteggiamento che teniamo di fronte alla realtà può favorire un’attività mentale brillante e creativa?

«Certamente. I benefici del pensare positivo sono confermati ormai da diverse ricerche scientifiche. Purtroppo non è un’attitudine che ci viene naturale: gli esseri umani, al contrario delle altre specie, sono tendenzialmente insoddisfatti. Ci manca sempre qualcosa e, se questa da un lato è una spinta evolutiva che ci spinge a migliorare continuamente, dall’altro può diventare un limite invalidante.

Un atteggiamento positivo è un’attività cosciente, un atto volontario e intenzionale che dobbiamo coltivare e che richiede una certa energia psichica. È necessario fare uno sforzo, per esempio, per trasformare un cielo grigio in una giornata di sole. È un esercizio che implica un certo impegno ma che regala parecchi benefici: prima di tutto incrementa la flessibilità cognitiva.

Ribaltare uno schema predefinito è uno stimolo cerebrale potente, così come cambiare il punto di vista è un allenamento mentale. Mantenere un atteggiamento ottimistico inoltre stimola l’emisfero destro, che è quello deputato alla creatività. E quando compiamo un atto creativo coinvolgiamo le aree sottocorticali che danno la sensazione di benessere, la soddisfazione ottenuta innesca un circolo virtuoso per cui sono stimolato a ripetere l’esperienza».

Quel meccanismo di reward è lo stesso coinvolto nelle relazioni sociali?

«Esatto. Non solo: numerosi studi ci dicono che una persona con una socialità piena e soddisfacente mantiene più attive le capacità cognitive come memoria, linguaggio e ragionamento. Le reti sociali sono amiche del cervello: abbiamo notato per esempio che l’isolamento forzato indotto dal Covid ha accelerato il decadimento delle attività cerebrali. Stare in relazione con gli altri è uno schema innato: provoca un’immediata sensazione di piacere e gratificazione.

Frequentare un gruppo di amici, svolgere attività in comune e condividere le esperienze non regala solo benessere ma attiva l’analisi, il linguaggio, il ragionamento, la memoria e la creatività e stimola l’attenzione. Nel dialogo per esempio ci si costruisce un’opinione, si accendono domande, si formulano risposte, ci si concentra sul linguaggio da utilizzare. E più la conversazione è complessa, più il livello di attivazione aumenta».

Tra le attività cognitive che ha elencato, perché la memoria svolge un ruolo così importante?

«A livello popolare è la funzione cognitiva regina. In realtà non è la sola fondamentale ma è importante per noi perché ci identifica come individui. Noi siamo ciò che ricordiamo, come si vede chiaramente nei pazienti affetti da Alzheimer, la malattia che ruba l’identità. Ma anche le altre attività cognitive sono essenziali, perché ci consentono di mantenere la lucidità mentale e una buona interfaccia con il mondo».

Per questo è utile questa ginnastica mentale?

«Sì, noi abbiamo brevettato il metodo Mensana, un protocollo che attiva specifiche aree cerebrali, che a loro volta allenano determinate funzioni cognitive. Facciamo l’esempio di un esercizio per sviluppare la fluenza verbale fonetica. Possiamo allenare il piglio, per esempio, evitando quell’antipatico fenomeno di avere le parole sulla punta della lingua, utilizzando un linguaggio rapido e preciso. Proviamo a nominare in 60 secondi tutte le parole che ci vengono in mente con la lettera A. Oppure, per esercitare la fluenza verbale semantica, elenchiamo in 60 secondi tutte le parole che appartengono a una categoria, come i nomi dei colori, o tutto ciò che si muove su ruota o ancora tutte le caratteristiche tipiche degli animali.

Vedremo che durante l’esercizio affioreranno numerosi sinonimi: è un modo per abituare la mente a servirsi di un vocabolario più ampio. Questo mi consentirà la volta successiva di utilizzare spontaneamente un lessico più efficace e articolato. Il linguaggio inoltre dà forma al pensiero: parlare in modo più forbito ed elegante svilupperà un pensiero più raffinato».

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