Le piazze dove si snoda di solito la movida sono tornate a popolarsi di sedie, tavolini e ombrelloni annunciando di fatto la stagione estiva che, i titolari di pub, bar e pizzerie sperano sia l’uscita da un tunnel buio
Piazza Di Vagno pronta per la prima sera in zona gialla © CoratoLive.it
Bentornata zona gialla. Corato – come tutta la Puglia – è passata dall’arancione al giallo dopo quasi due mesi. Le piazze dove si snoda di solito la movida sono tornate a popolarsi di sedie, tavolini e ombrelloni annunciando di fatto la stagione estiva che, i titolari di pub, bar e pizzerie sperano sia l’uscita da un tunnel buio.
Una delle novità sostanziali derivate dal cambio di colore riguarda proprio le strutture di ristorazione che potranno rimanere aperte fino alle 22 e fare servizio esclusivamente all’aperto. Dal 1° giugno, invece, si potrà tornare a consumare al chiuso, ma solo a pranzo.
Non tutti hanno ancora aperto. Come chi sta ancora ultimando i lavori per adeguarsi ai protocolli. «È stata una vera e propria battaglia per sopravvivere alle chiusure di questo lungo inverno», dicono. C’è chi, oculatamente, è riuscito a sfruttare al meglio la ripresa della scorsa estate e chi, invece, si è ritrovato con l’acqua alla gola. Anche per chi è riuscito a districarsi tra asporto e domicilio gli incassi si sono più che dimezzati. I ristori, arrivati in ritardo, hanno permesso di tirare il fiato ma non sono arrivati per tutti e spesso non sono stati sufficienti a coprire fitti, bollette e spese vive.
Per questo l’avvio caldo e mite di questa nuova estate rappresenta per molti ristoratori una nuova speranza, anche se rimane la rabbia per una gestione delle chiusure che spesso è stata definita iniqua e sbagliata e il timore che le restrizioni ancora vigenti, anche in zona gialla, possano limitare le vendite.
Con il coprifuoco il lavoro si concentrerà in un paio d’ore al massimo con una ricaduta significativa sugli incassi. «Sarà difficile spiegare ai clienti di dover lasciare il tavolo alle 10. Spero che ci sia un minimo di tolleranza da parte delle forze dell’ordine», ci spiega il gestore di un pub. «È soprattutto una questione culturale. Qui si esce da lavoro tardi e si va a bere o mangiare fuori ancora più tardi. Forse andrebbero ripensati gli orari lavorativi. Alcuni lo hanno già fatto», aggiunge un altro. Alle 18.30 piazza Di Vagno è ancora semivuota. Alle 19.00 qualche tavolo è occupato da ragazzi.
È dopo le 21 che le piazze iniziano a riempirsi. Soprattutto nel weekend e anche in zona rossa e arancione. Nello scorso weekend, al netto delle mascherine, sembrava un normale sabato tardo-primaverile. Anche per questo i ristoratori si arrabbiano per le chiusure. «Con le sedute distanziate e massimo quattro persone per tavolo, il pub o il ristorante è più sicuro di stare assembrati per strada o chiusi in qualche locale privato». C’è, però, chi le regole non le rispetta comunque e i ristoratori sono responsabili solo dell’area di loro competenza.
Intanto i ristoratori si preparano a riospitare i loro clienti. I tavolini sono stati tirati fuori e allineati dal primo pomeriggio. In piazza Di Vagno gli esercenti hanno anche comprato, a loro spese, dei bidoni per lo smaltimento di bottiglie e bicchieri e evitare che la piazza venga insozzata, nonostante non manchino bottiglie di birra abbandonate a pochi passi dai cestini. Anche in questo caso, come per il rispetto delle regole anti-Covid, non rimane che sperare in un pizzico di civiltà.