Entro domani è prevista la decisione del governo sulle chiusure tra il 24 dicembre e il 6 gennaio. L’ala rigorista chiede di anticipare la zona rossa già dal prossimo weekend. Oggi vertice con le regioni
È la parola “lockdown” ancora una volta a spaccare il governo, così come gli esperti del Cts che ieri 15 dicembre hanno faticato non poco per chiudere il documento con cui si indicano restrizioni necessarie a Natale per evitare che la terza ondata di contagi di Coronavirus si abbatta più violenta di quanto il sistema sanitario nazionale possa sopportare. Qualche «ritocchino» alle misure già prese con l’ultimo Dpcm ci sarà, come ha anticipato il premier Giuseppe Conte, pressato dall’ala più rigorista nel governo che chiede la chiusura totale almeno nei festivi fino a gennaio. Se ne discuterà dalle 8.30 con i presidenti di Regione, per arrivare alle 12 con il vertice a palazzo Chigi con i capidelegazione dei partiti di maggioranza, quando si dovrà decidere quanto e quando chiudere.
Lo scontro nel Cts
La giornata ancora una volta si preannuncia rovente, con i governatori soprattutto di centrodestra decisi a chiedere interventi duri per il periodo natalizio, ma con la garanzia dei ristori per le categorie colpite dalle chiusure. È quel che chiedono anche gli esperti del Cts, che sono arrivati a una mediazione quando hanno invocato provvedimenti: «finalizzati all’inasprimento delle misure». Nessun riferimento a un lockdown, come riporta Repubblica, come richiesto esplicitamente dai tre direttori generali del ministero dalla Salute, Achille Iachino, Andrea Urbani e Giovanni Rezza, che alla fine non hanno firmato il verbale, dopo uno scontro con Franco Locatelli.
Le ipotesi sulla zona rossa di Natale
Le ipotesi sul tavolo del governo sono le tre su cui si discute da giorni, con la più rigida spinta dai ministri alla Salute, Roberto Speranza, agli Affari generali, Francesco Boccia, e alla Cultura, Dario Franceschini, che chiedono la chiusura totale per i festivi tra il 24 e il 6 gennaio. Niente cenone di Natale quest’anno, ha detto Boccia a Dimartedì su La7, nessuna disponibilità a «mediazioni e compromessi sulla salute degli italiani» insiste Franceschini. A frenare ci sono però i ministri del M5s e Italia viva, che chiedono una zona arancione nazionale, lasciando almeno la possibilità di spostarsi tra piccoli comuni. Possibilità che dovrebbe essere votata oggi in Parlamento, con la mozione della maggioranza che concede gli spostamenti tra comuni sotto i 5 mila abitanti per poche decine di chilometri.
Se dovesse passare la linea più rigorista, la zona rossa imporrebbe la chiusura anche dei negozi e ristoranti dal 24 al 27 dicembre, oltre che dal 31 dicembre al 3 gennaio e all’Epifania. Lo scontro nel governo è però anche sul prossimo weekend, con l’ipotesi di anticipare le fine della scuola al 19 dicembre e far scattare la zona rossa già dal prossimo sabato. Scatterebbe così il blocco agli spostamenti a partire da questo weekend, quando sono previste le ultime partenze da parte di chi ha avuto la fortuna di prenotare il viaggio non appena sono state annunciate le misure per dicembre. Un’ipotesi che il premier vorrebbe scongiurare.