Nel 1770, sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone, a Napoli, come forchetra, si adotta un modello più corto a quattro rebbi (quello usato tuttora), ad opera del ciambellano di corte Gennaro Spadaccini.
I forchettoni, quelli a 2 rebbi e con manici stratosferici non potevano essere utilizzati certo a tavola, era ovviamente scomodissimo mangiare, a Napoli, un buon piatto di spaghetti al sugo, figuriamoci con le mani, risultava anche poco igienico. E siccome la città partenopea era la patria dalla buona cucina Ferdinando IV di Borbone decise che assaporarla nella maniera migliore, ma aveva bisogno di comodità. A tal proposito ordinò al ciambellano di corte, Gennaro Spadaccini, di trovare una soluzione.
Proprio lui ebbe un colpo di genio: al classico forchettone decise di aggiungere una quarta punta (o rebbi, ndr) e diminuire drasticamente la lunghezza della presa creando così la “forchetta” dicendo addio a quei ingombranti forchettoni.
Il caro Spadaccino rese felici non solo il Re, ma tutto il popolo partenopeo. Arrotolare gli spaghetti con quella nuova soluzione era diventato facilissimo rendendo più semplice avvicinare il cibo alla bocca, evitando anche di sporcare gli indumenti e soprattutto le mani.
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