In Sudafrica i blackout sono piuttosto comuni da anni, ma dal settembre del 2022 le interruzioni pianificate del servizio elettrico sono diventate la norma, con conseguenze piuttosto gravi sia per le attività quotidiane che per l’economia del paese. Le interruzioni sono decise dalla società elettrica statale Eskom per poter effettuare interventi di manutenzione sulle centrali vecchie e inadeguate ed evitare il collasso del sistema. Il governo, che sta cercando di intervenire, sta anche valutando di dichiarare lo stato di “disastro nazionale”, come era accaduto con la pandemia da coronavirus nel 2020. Secondo i critici quello dell’inefficienza del servizio elettrico nazionale è un problema che è stato ignorato troppo a lungo.
La Eskom fornisce la stragrande maggioranza dell’elettricità in tutto il Sudafrica, ma il problema è che fa affidamento su una serie di centrali elettriche a carbone obsolete e malconce. Per evitare il sovraccarico degli impianti, nel 2022 aveva previsto 200 giorni di interruzioni pianificate: dall’inizio di quest’anno però ci sono stati blackout in gran parte del paese ogni giorno, anche più volte al giorno, provocando una situazione senza precedenti. Le interruzioni più brevi, quelle del cosiddetto “livello 1”, durano due ore e mezza; quelle previste nei casi di estrema necessità (“livello 8”, a cui finora non si è arrivati) invece sono distribuite in vari momenti della giornata e sommate arrivano a un totale di 13 ore e mezza in un giorno.
Per esempio, tra il 31 gennaio e il primo febbraio a Johannesburg, la città più grande del Sudafrica, erano in vigore le restrizioni dei livelli 5 e 6. Nel giro di poco più di 24 ore, in un isolato della città, l’elettricità è stata interrotta dalle 22 alle 00:30, poi di nuovo dalle 4 alle 6:30, dalle 12 alle 16:30 e dalle 20 alle 22:30: in totale 12 ore, praticamente mezza giornata.
Con interruzioni dell’elettricità così frequenti, le persone devono adattarsi a lavorare e programmare attività comuni come preparare da mangiare negli orari in cui possono usare l’elettricità. La situazione è aggravata dal fatto che attualmente in Sudafrica è estate, e in alcune parti del paese le temperature si sono avvicinate ai 40 °C: senza elettricità e in assenza di un generatore non è possibile usare ventilatori o condizionatori, né gli impianti per rinfrescare gli stabilimenti industriali.
Proprio a causa del grande caldo, lo scorso 24 gennaio il segretario nazionale dell’associazione delle imprese di pompe funebri sudafricane, Vuyisile Mabindisa, ha consigliato alla popolazione di seppellire i defunti entro quattro giorni dalla morte. Mabindisa ha detto che non potendo garantire la conservazione dei corpi alle temperature adeguate, a causa della mancanza di elettricità, molte imprese si erano trovate a seppellire corpi in avanzato stato di decomposizione, un processo accelerato dal caldo.
finanziarie e investimenti poco lungimiranti, e anche dopo la fine dell’apartheid, nel 1994, è stata accusata di aver gestito in maniera inadeguata le proprie strutture e i propri affari. Le indagini per corruzione che hanno portato all’arresto di Zuma inoltre hanno coinvolto alcuni ex dirigenti dell’azienda, che si ritiene abbia una gestione piuttosto disastrata anche a causa della corruzione. La situazione attuale comunque è un problema che non sembra potersi risolvere velocemente. In una recente conferenza stampa, il presidente del consiglio di amministrazione di Eskom, Mpho Makwana, ha fatto sapere che le interruzioni pianificate andranno avanti almeno per i prossimi due anni.
Per cercare di risolvere in parte la situazione, giovedì il governo sudafricano – che dal 1994 è sempre stato guidato dallo stesso partito, il Congresso Nazionale Africano – ha presentato un piano che punta a limitare il ricorso alle interruzioni di elettricità pianificate. Il piano è basato su un programma più ampio voluto dall’attuale presidente Cyril Ramaphosa e pensato per favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili (il Sudafrica produce la gran parte della sua energia elettrica bruciando carbone, il più inquinante dei combustibili fossili). Tra le altre cose, prevede interventi per risanare Eskom, per riqualificare le infrastrutture già esistenti e per realizzarne di nuove; prevede inoltre di aumentare le importazioni di elettricità dai paesi confinanti e di comprarne anche da produttori privati.