Israele: Parigi chiede all’UE una dura risposta in caso di annessioni in Cisgiordania

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La Francia sta invitando gli altri Stati Membri dell’UE a prendere in considerazione la possibilità di avvisare Israele della dura reazione da parte del blocco comunitario in caso di annessione di parte dei territori della Cisgiordania.

È quanto rivelato a Reuters, lunedì 11 maggio, da alcuni funzionari dell’Unione Europea, i quali hanno rivelato che oltre alla Francia, anche i rappresentanti del Belgio, dell’Irlanda e del Lussemburgo esercitano pressioni per far sì che nel corso del vertice dei Ministri degli Affari Esteri dell’UE, in programma per il prossimo venerdì 15 maggio, si discuta la possibilità di adottare dure sanzioni economiche ai danni di Israele in caso Gerusalemme annetta territori della Cisgiordania. Perché Israele subisca le sanzioni da parte del blocco, tuttavia, è necessaria l’unanimità dei ministri degli Esteri dell’UE. A tale riguardo, Reuters ricorda che all’interno dell’Unione vi sono Stati, come l’Ungheria e la Repubblica Ceca, che essendo stretti alleati di Gerusalemme possono interrompere tale processo, anche già nella sua fase preparatoria.

In particolare, prima di imporre le sanzioni, gli Stati Membri dell’UE devono richiedere alla Commissione europea e al Servizio esterno europeo di stilare una lista di possibili misure sanzionatorie contro Israele. I funzionari dell’UE non hanno fornito dettagli in merito a quali siano le sanzioni adottabili, ma un portavoce di Bruxelles, rilasciando dichiarazioni a Reuters, ha annunciato che l’eventuale annessione rappresenta una violazione del diritto internazionale e, per tale ragione, causerà una reazione da parte dell’Unione Europea.

La possibilità che Israele annetta alcuni territori della Cisgiordania aveva provocato una reazione anche da parte del Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, il quale aveva ribadito che gli insediamenti israeliani sono illegali e che l’annessione di aree della Cisgiordania porterebbe alla fine della soluzione a due Stati.

La reazione di Guterres, simile a quella manifestata dalla Lega Araba il 30 aprile, era giunta dopo che il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, aveva espresso la volontà di proseguire nell’annessione a Israele di alcuni territori della Cisgiordania, tra cui la Valle del Giordano e il Mar Morto settentrionale, entro il primo luglio prossimo. Una tale idea era stata avallata anche dal suo nuovo alleato, Benny Gantz, con cui il premier di Gerusalemme ha raggiunto un accordo volto a formare un governo di accordo nazionale.

L’annuncio di Netanyahu aveva causato la reazione della Lega Araba, secondo cui l’annessione dei territori palestinesi e i suoi insediamenti sono da considerarsi illegittimi, oltre a rappresentare una violazione della Quarta Convenzione di Ginevra e delle risoluzioni delle Nazioni Unite. In aggiunta, la Lega Araba aveva sottolineato che un’eventuale annessione avrebbe calpestato i diritti dei palestinesi, distruggendo la possibilità di una soluzione a due Stati, secondo i confini stabiliti il 4 giugno 1967. In tale contesto, l’organizzazione aveva richiesto l’impegno della comunità internazionale a cooperare per frenare simili azioni, porre fine all’occupazione israeliana e restituire ai palestinesi il diritto all’autodeterminazione.

La Cisgiordania è considerata un territorio sotto occupazione militare israeliana da parte delle Nazioni Unite, ed è soggetto alla Quarta Convenzione di Ginevra del 1949. Tale status è stato riconosciuto ai territori palestinesi dalla comunità internazionale nel 1967, in seguito alla Guerra dei Sei Giorni. A seguito della vittoria di Israele, quest’ultimo da allora controlla i confini della Cisgiordania e la maggioranza del territorio in cui vive la popolazione palestinese. Un muro di separazione, lungo 570 km, segue la cosiddetta Linea Verde e divide i territori palestinesi da quelli israeliani, secondo le frontiere precedenti alla guerra del 1967. Israele non considera i territori palestinesi “occupati” e sostiene che in tali aree non si possa applicare il diritto internazionale di guerra, con riferimento alla Convenzione di Ginevra. Il riconoscimento dell’occupazione precluderebbe ad Israele un’eventuale legalità di qualsiasi futura annessione.

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