L’ultimo antivirale arrivato contro il Covid-19 è costituito da due molecole, il nirmatrelvir più il ritonavir, ed è da poco disponibile negli ospedali italiani. Si tratta di una pillola che, una volta prescritta, si può prendere a casa come l’altra molecola già utilizzata, il molnupiravir. Il remdesivir, invece, è un farmaco che si somministra per via endovenosa, anche a domicilio.
Questi antivirali, che interferiscono con alcune proteine del Covid-19 inibendone lo sviluppo quando ha ormai invaso l’organismo, sono destinate ai pazienti già malati, ma che non richiedono ancora l’uso dell’ossigeno.
«Sono utili per quei malati che hanno la malattia a uno stadio lieve-moderato iniziale e che hanno fattori di rischio importanti per le complicanze da Covid come un tumore, il diabete, la Bpco, l’insufficienza renale, problemi cardiovascolari o soffrono di obesità», spiega il dottor Luca Pasina, responsabile del Laboratorio di Farmacologia Clinica dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. «Questi sono tutti farmaci che vanno presi entro 5 giorni dai primi sintomi dell’infezione, ma prima si assumono meglio è».
L’ultima pillola anti-Covid
«Secondo gli studi del produttore, al momento gli unici disponibili, sembra essere in grado di evitare le forme gravi di Covid-19 all’88-90% dei casi, e quindi se i dati saranno confermati dalle agenzie di controllo e autorizzazione dei farmaci, l’ultimo antivirale ha un’efficacia potenzialmente superiore agli altri due farmaci già in uso», commenta il dottor Pasina. «Però, prima di prescriverlo, bisogna essere attenti a tutte le possibili interazioni con altri farmaci che il paziente assume per altre patologie, perché può aumentarne la tossicità o la sua efficacia può essere parzialmente ridotta. Il rischio di interazioni è possibile con tanti farmaci di uso comune come i farmaci usati per l’ipertensione, per il colesterolo alto, per il ritmo cardiaco o per trattare ansia e insonnia».
Gli altri due farmaci
Il remdesivir è una vecchia conoscenza dei virologi, e si pratica per via endovenosa (in una seduta) in ospedale. Il molnupirarvir è composto da capsule da prendere due volte al giorno per cinque giorni. «Queste molecole non hanno i problemi di interazione che ha quella appena arrivata, ma sembrano essere meno efficaci nel prevenire gli esiti più gravi del Covid. Il molnupiravir, poi, se viene prescritto a donne fertili, in quanto teratogeno va assunto in concomitanza con adeguati metodi di contraccezione, includendo anche un metodo di barriera, per almeno 4 giorni anche dopo la terapia. Che di solito dura qualche giorno; e così anche gli uomini, che hanno donne potenzialmente fertili, devono rispettare adeguate misure contraccettive per almeno 3 mesi dopo la fine del trattamento», spiega il farmacologo. Altri effetti collaterali possibili? «Dai dati a oggi disponibili sono lievi e transitori: i più frequenti sono l’alterazione del gusto, la diarrea e il vomito», conclude l’esperto del Mario Negri.