Les Archives du Coeur, Gli Archivi del Cuore di Christian Boltanski, devi andarteli a scovare nel punto più nascosto del mondo.
Stanno su un’isola chiamata Teshima, nel mare interno del Giappone, in un polo museale che ha origine su un’altra vicina isola, la meravigliosa Naoshima, il lembo di terra emersa con la più alta densità di musei di arte contemporanea del mondo.
Per arrivarci, a Teshima, devi avere molta pazienza, il viaggio è lungo.
Una volta sbarcato devi affittare una bicicletta e farti mezz’ora di pedalata lungo strade che si arrampicano e ridiscendono tra boschi, prati, case di pescatori, un altro museo che è un capolavoro di architettura, fino ad arrivare lì, agli archivi, in mezzo alla natura, di fronte al mare della spiaggia di Ojigahama, praticamente nel nulla.
Boltanski ha registrato per anni, dal 2008, in vari posti del mondo, il battito cardiaco delle persone, catalogando scrupolosamente ogni suono.
Lì puoi sederti, mettere le cuffie ed ascoltare in silenzio il cuore dell’umanità.
Ogni vibrazione è differente da un’altra. Non esistono due cuori perfettamente Identici ma non c’è alcun dubbio sul fatto che un cuore che batte è un cuore che batte a Roma come a Bombay, a Caracas come a Nairobi, a New York come a Sidney, Pechino, Buenos Aires.
Il cuore di Christian Boltanski ha smesso di battere ieri, uno degli artisti più grandi di questo tempo ci ha lasciato però la sua eredità in musei, istituzioni, collezioni private, ma soprattutto ci ha donato questo santuario laico in cui poterci mettere in ascolto della nostra meravigliosa unicità attraverso la pulsazione della vita di un’altra persona, una memoria universale del genere umano.
Se non siamo in grado di capire la meraviglia della diversità attraverso l’unica cosa che ci lega davvero come esistenti, il simbolo stesso della nostra vita, delle nostre emozioni, delle nostre azioni, il battito del nostro cuore, la colpa sarà per sempre solo nostra.