Possiamo definirlo un delitto perfetto. Un modo paradigmatico con il quale siamo capaci di sprecare, allo stesso tempo, i migliori prodotti della nostra terra, la nostra salute e tante opportunità di lavoro, specie dove manca. Un dato ed è tutto chiaro: buona parte delle clementine nella Sibaritide restano sugli alberi. Non vengono raccolte, e quindi fanno parte dell’invenduto del settore agricolo, di quella roba che marcisce e poi finisce in qualche luogo destinato allo smaltimento della spazzatura. E mentre in Italia vengono acquistate quelle che arrivano da Marocco, Tunisia e Spagna sugli agrumicoltori locali si abbatte una stangata che fa emergere la crisi economica del settore.
Molti mandarini in questa breve e per niente intensa stagione agrumicola non sono stati venduti e sul capo dei produttori pesa anche la spesa di doverli comunque raccogliere e smaltirli. Spese che in molti cercano di limitare, sconfinando in gesti che poco hanno di civile. A fine stagione quintali di clementine rimaste invenduti vengono buttati in zone remote, o comunque lontano da occhi indiscreti considerato che la legge prevede un iter specifico per il loro smaltimento.
L’alternativa potrebbe essere anche il conferimento presso specifiche aziende come quelle per la produzione del biogas. Anche quest’anno nessuna eccezione e come già successo negli anni passati sulla spiaggia, restituiti dalle mareggiate, nelle frazioni del territorio di Corigliano dove insistono magazzini per la lavorazioni di questi frutti, e in prossimità di ampissime porzioni di fondi agrumicoli spuntano cumuli di clementine marce. L’ultimo ritrovamento nel letto del torrente Coriglianeto. Segno che l’eccedenza della materia prima, ormai inservibile, viene letteralmente buttata via, senza seguire le regolari procedure di smaltimento per i rifiuti speciali.
Gli agrumi diventano “rifiuti speciali” dopo il superamento di un determinato quantitativo, che non permette uno smaltimento nell’ambito della Rsu. Pertanto ad occuparsi su dove sistemare gli agrumi marci è cura dell’imprenditore. Ciò rappresenta un costo. Gli agrumi in accesso vengono spesso portate in specifiche aziende che fino a qualche anno fa pagava, seppur poco, il conferimento. Ora invece è il contrario. Profonda indignazione per il gesto di scaricare nel letto di un torrente questa enorme quantità di clementine viene espressa dalla Cia di Corigliano, che come commenta il referente Franco Mazzei è l’epilogo sulla campagna agrumicola prevedibile ed è stato preventivamente denunciato dal sottoscritto nel consiglio comunale sul tema.
Senza più una politica industriale in Calabria, queste sono le incivili conseguenze che ci aspettano. Chi ha la responsabilità di governo di queste dinamiche economiche deve riflettere, accettando e valutando le proposte già sul tavolo regionale, come ha fatto la regione Sicilia, che contribuisce con fondi regionali di 19 centesimi al kg per le arance da industria.