Presumibilmente di origine vulcanica e composto di acqua salina, questo lago è situato nell’omonima frazione che da esso prende il nome, “Lago Patria” appunto, appartenente al Comune di Giugliano in Campania (NA). Si estende sul litorale domitio, confinando con due località balneari quali Licola e Varcaturo (costituisce di fatto con esse la circoscrizione di decentramento del Comune di Giugliano in Campania denominata “Licola – Lago Patria”) e non distante da Castel Volturno.
Visto dall’alto ha una forma simile a quella di un cuore; ha una profondità di circa 2 metri e mezzo e si distende per quasi 2 Kmq. In passato ospitava una ricca varietà di fauna e flora, ed è inevitabile parlarne al passato poiché il selvaggio abusivismo edilizio da un lato e l’inquinamento delle acque dall’altro, hanno ridotto di molto le risorse naturali di questi lago. Fin dall’antichità e diciamo pure fino agli inizi del ‘900, qui erano presenti varie specie di uccelli acquatici: falchi di palude, aironi, fenicotteri, anatre selvatiche, limicoli, ma anche castori europei e lontre (l’ultimo avvistamento certo di lontra avvenne nel 1923 lungo il medio/basso corso del fiume Volturno).
Nelle zone meno umide, via via che la presenza di acqua stagnante diventava sempre meno presente, si sviluppavano boschi misti, progressivamente di salici bianchi (zone più umide e lungo i corsi di acqua, per esempio lungo il corso del fiume Clanio), pioppi bianchi e neri, ontani, olmi, farnie (a volte c’era una forte prevalenza di olmi e farnie), farnetti, ornielli, frassini, aceri campestri, ed altre specie botaniche caratteristiche della cosiddetta foresta planiziale che a volte si presentava anche impaludata. Laddove invece il grado di umidità si riduceva ancora, si potevano insediare associazioni boschive della quercia sempreverde mediterranea: su tutti il leccio, che, con altre specie ad essa collegate, ovvero la ginestra, il mirto, il lentisco, la fillirea, l’oleastro, l’erica, il ginepro, il cisto, l’alaterno, il corbezzolo e così via, formavano la cosiddetta “macchia mediterranea”. Tutte specie vegetali ormai ivi estinte.
Non di meno, erano e in parte sono ancora presenti alcune specie di pesci, la cui pesca è gestita da una società privata che gestisce anche l’intero Lago: la “Società ittica Lago Patria”, che rilascia anche i permessi per pescare.
Dal 1999 fa parte della “Riserva Naturale Foce Volturno Costa di Licola”, un’area protetta regionale che ha accorpato e ampliato precedenti aree protette. Nel Comune di Lago Patria si trova anche il “Parco degli uccelli”, una riserva eco-turistica attrezzata di aree pic-nic, canoe per escursioni marine, postazioni per la pesca amatoriale, sentieri per l’equitazione, attrezzature per varie attività sportive, parco giochi e solarium. Oltre che sollazzo per gli uomini, il Parco rappresenta oggi un vero e proprio riparo per gli animali migratori, come il Martin pescatore, il Picchio rosso, l’Upupa, l’Airone cenerino e tantissime altre specie.
Come ogni lago che si rispetti, anche il Lago Patria è avvolto da miti e leggende. Un’antica leggenda infatti narra che i giganti Leuterii che infestavano la Sylva Gallinara e i Campi Flegrei furono inseguiti e uccisi da Ercole; la loro sepoltura diede origine ad una fonte di acqua fetida che infestava la spiaggia di Liternia.
Nella seconda metà del V secolo a. C. queste terre erano abitate dagli Osci, antico popolo campano, predecessori dei Sanniti. Le popolazioni indigene, formate per lo più da contadini e pescatori, vennero in contatto anche con le città della costa di origine greca subendone la positiva influenza artistica.
Nel corso dei secoli il lago, per la sua proverbiale pescosità, è stato al centro di una moltitudine di interessi ed ha avuto un destino strettamente legato alla colonia romana di Liternum.
Quest’ultima, secondo le notizie tramandateci dallo storico Tito Livio, fu fondata nel 194 a. C. da un nucleo di appena 30 famiglie (Coloniae maritimae civium).
Il nome “Patria”, però, risale al VI secolo d.c.: Publio Cornelio Scipione detto”l’Africano”, vincitore di Annibale, si fece costruire una villa sulle sponde del lago e ivi finì i suoi giorni in solitudine, deluso dalla politica e lontano dai clamori e dal fasto della Roma “caput mundi”.Sulla sua tomba fu incisa la famosa frase”Ingrata Patria ne ossa quidam mea habes” (Ingrata patria tu non avrai le mie ossa). Con il trascorrere degli anni la scritta si consunse, restando solo la parola “Patria”, e fu così che il popolo chiamò la cittadina estendendo il nome anche al lago. Plinio ci racconta, a proposito del sito della sepoltura, la leggenda del drago che vive in una spelonca della villa a guardia delle spoglie del grande generale.
Da IV secolo d. C. iniziò la decadenza della colonia. Del passato resta indelebile la memoria della distruzione dei Vandali di Genserico nel 455 d.c. che devastarono queste terre e la successiva conquista dei Principi Longobardi di Capua nel VI secolo d.c. Caduta la loro dinastia per ben sette secoli, il Lago Patria fu posseduto dalla Mensa Vescovile di Aversa. Esso fu anche al centro di un’aspra disputa tra i Padri Benedettini Cassinesi e gli abati di San Lorenzo fino all’accordo raggiunto sotto il pontificato di Clemente V, papa di origine francese, al secolo Bertrando de Got (1305 -1314), in seguito al quale il Lago Patria e la chiesa di Santa Fortunata furono confermati “beni della Mensa Vescovile”, mentre la Chiesa di Casolla Valenzana e di San Pietro Nullito nel borgo San Lorenzo vennero affidate ai monaci Benedettini.
Nel 1421, sotto l’imperatore Carlo V, gli aversani costruirono la Torre Patria: un presidio di soldati a difesa della costa per fronteggiare le terribili scorrerie dei saraceni, pirati arabi che infestavano le coste del sud-Italia.
Nel 1571 sul ponte che sorgeva alla sua foce vi transitò trionfante il Vescovo Balduino de Balduinis. Questi richiamato a Roma, in seguito alle accuse mossagli da alcuni fedeli aversani, fu, dopo 4 anni, riabilitato dal Papa Pio V di Bosco Marengo (Alessandria), al secolo Antonio Ghislieri (1566 – 1572), e fece ritorno nella sua diocesi.
STORIA RECENTE – Il Lago Patria, nel corso dei secoli, è stato oggetto di sfruttamento e di bonifiche da quelle borboniche a quelle fasciste, spesso al centro di contrasti, litigi, catastrofi naturali come la grande moria di pesci del 16 agosto 1785; essa fu dovuta secondo alcuni alla macerazione della canapa e all’ostruzione del canale della sua foce, mentre per il Tribunale, il disastro fu causato dall’elettricità provocata dai fulmini durante una tempesta.Nel 1860 con la soppressione dei privilegi e dei beni ecclesiastici, il Lago Patria divenne demanio dello Stato.
La prima famiglia privata che entrò in suo possesso fu quella del chirurgo senatore D’Antona di Napoli. Purtroppo tutti i proprietari che sono venuti dopo non hanno avuto per il lago lo stesso amore e la stessa cura del D’Antona, il quale ogni sabato, lasciato il suo duro lavoro, veniva a ritemprarsi in questo luogo isolato per dedicarsi alla caccia delle numerose e varie specie di uccelli che popolavano la zona.
Negli anni ‘50 fu dato per 99 anni (durata prevista per l’affitto dei beni demaniali) in gestione alla “Società ittica Lago Patria”, e qui è iniziata anche la parabola discendente del Lago. Iniziò una selvaggia speculazione edilizia, comune in realtà un po’ a tutte le zone d’Italia, fenomeno urbanistico famelico che di fatto ha ridotto anche le dimensioni del Lago, soprattutto nella sua parte settentrionale.