Accade oggi: Le cinque giornate di Milano, nel 1848

Cultura

Uno degli episodi più importanti del nostro Risorgimento è rappresentato dalle cinque giornate di Milano, l’insurrezione armata scoppiata tra il 18 e il 22 marzo 1848 tra la popolazione della città e le truppe asburgiche, al comando del maresciallo Radetzky, che portò alla temporanea liberazione della capitale dell’allora Regno Lombardo-Veneto dal dominio degli occupanti stranieri.


Fra il 16 e il 17 marzo 1848 a Milano si diffuse la notizia dei moti rivoluzionari scoppiati in molte capitali europee. Milano, sotto la dominazione asburgica, insorse e dopo cinque giornate di violenti combattimenti si liberò degli occupanti, diventando uno dei più importanti moti liberal nazionali europei del 1848-1849, nonché una pietra miliare della storia risorgimentale italiana; le cinque giornate di Milano possono essere considerate il preludio all’inizio della Prima guerra d’indipendenza: l’insurrezione, infatti, influenzò le decisioni del re di Sardegna Carlo Alberto che, dopo parecchie esitazioni, dichiarò guerra all’impero austro-ungarico.




In onore delle cinque giornate di Milano, Manzoni pubblica l’ode “Marzo 1821”, dedicata «alla illustre memoria di Teodoro Koerner poeta e soldato della indipendenza germanica morto sul campo di Lipsia il giorno 18 ottobre 1813 Nome caro a tutti i popoli che combattono per difendere o per riconquistare una patria»; come era stata giusta e santa la guerra dei tedeschi contro l’impero napoleonico, altrettanto giusta e santa era la guerra degli italiani contro l’invasore austriaco.




Si narra che, durante le cinque giornate di Milano alcuni cittadini si recarono sotto le finestre della casa di Manzoni acclamandolo; questi si affacciò sulla piazzetta che si trovava davanti casa, con accanto due servi che reggevano i lumi e gridò “Viva! Viva l’Italia!”. In mezzo alla folla si fece avanti uno dei capi e chiese a Manzoni un inno per la liberazione dell’Italia. Il poeta, rispose che era ormai vecchio e non si sentiva più capace di scrivere versi. Promise però, che avrebbe pubblicato alcune suoi scritti inediti in modo che il ricavato potesse servire ad aiutare i profughi veneti. Furono così pubblicate “Il proclama di Rimini” e “Marzo 1821”.




Manzoni costruì così un confronto tra la guerra dei tedeschi contro i francesi e quella degli italiani contro l’impero asburgico, per la liberazione del Lombardo-Veneto. Originariamente, l’ode fu scritta sull’onda dell’illusione, subito delusa, che fosse imminente la liberazione della Lombardia dagli austriaci, successivamente allo scoppio dei moti rivoluzionari piemontesi della primavera del 1821 che fecero sperare in un intervento del futuro re Carlo Alberto a favore anche degli insorti di Milano.


Ma le speranze furono smentite dagli eventi e ne seguì una dura repressione da parte degli austriaci. Il poeta, quando scrive, immagina invece, che l’esercito piemontese, varcato il fiume Ticino, fosse passato in Lombardia.




Il limite della poesia manzoniana, ma anche di altre opere di altri autori, quali il “canto degli italiani” di Mameli, fu quello di essere eccessivamente aulico e poco comprensibile al popolo comune che aveva un livello di scolarizzazione bassissimo. Proprio in tale contesto, potrebbe essere collocata la frase di Massimo d’Azeglio “fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”, con la quale si voleva significare che il cammino per l’identità nazionale era ancora lungo e denso d’insidie. Probabilmente, l’unità nazionale fu raggiunta davvero con la traslazione del “Milite Ignoto”, il 4 novembre 1921, dai campi di battaglia della Grande Guerra all’Altare della Patria in Roma; evento, di cui quest’anno ricorre il centenario, che vide la partecipazione corale e patriottica di tutto il Popolo italiano dopo i lutti e le sofferenze prodotte dalla Prima guerra mondiale, definita anche Quarta guerra d’indipendenza; i cui vittoriosi esiti, dopo secoli di dominazione straniera, faranno coincidere i confini geografici della Nazione intesa come comunità di individui che condivide storia, lingua e cultura con quelli dello Stato inteso come entità che esercita la propria sovranità su di una comunità di individui all’interno di un territorio attraverso un ordinamento giuridico formato da istituzioni e norme giuridiche: l’Italia era fatta e pure gli italiani!

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