Un’équipe di esperti della California Polytechnic State University e dell’Università del New Mexico ha scoperto che gli investitori del mercato azionario prevedono che la legalizzazione della cannabis ridurrà le vendite farmaceutiche convenzionali di miliardi di dollari.
Il loro recente studio, “US Cannabis Laws Projected to Cost Generic and Brand Pharmaceutical Firms Billions“, è stato pubblicato sulla rivista PLOS One.
Legalizzazione della cannabis e ripercussioni in borsa: ecco che cosa ha rilevato la nuova ricerca
Ziemowit Bednarek del dipartimento finanziario della California Polytechnic State University, Sarah Stith del dipartimento di economia dell’Università del New Mexico e coautore dello studio, ha analizzato attentamente come i rendimenti del mercato azionario delle aziende farmaceutiche quotate in borsa hanno risposto agli eventi della legalizzazione della cannabis medica e ricreativa. Gli esperti hanno scoperto che i rendimenti del mercato azionario erano inferiori dell’1,5-2% a 10 giorni dopo un evento di legalizzazione della cannabis e che le implicazioni della vendita annuale di questa riduzione erano di miliardi.
Altre ricerche hanno stabilito che l’accesso alla cannabis riduce il consumo di tipi specifici di farmaci, come gli oppioidi, o in alcune popolazioni di pazienti come i pazienti Medicaid, ma questo è il primo studio ad analizzare l’effetto complessivo della cannabis sulle aziende farmaceutiche in tutti i prodotti e tipi dei pazienti.
A differenza di altri farmaci, progettati per colpire e approvati per condizioni specifiche, la cannabis viene utilizzata per trattare una gamma sorprendente di condizioni, inclusi sintomi fisici come mal di testa e spasmi muscolari, nonché condizioni mentali come depressione e ansia.
Il costo dei farmaci rimane un grosso ostacolo all’assistenza sanitaria per molti americani e un notevole onere finanziario per i governi statali e federali: la cannabis potrebbe essere parte della soluzione.
L’attuale studio conclude che la cannabis agisce come un nuovo concorrente nei mercati della droga. Estrapolando i risultati alla piena legalizzazione federale, gli autori stimano una riduzione delle vendite di farmaci convenzionali di quasi l’11%. Sembra che la sostituzione dalle droghe convenzionali alla cannabis avvenga anche senza standardizzazione, istruzioni chiare sul dosaggio o copertura assicurativa sanitaria.
La coautrice Sarah Stith continua: “Attualmente, i pazienti che consumano cannabis e i loro fornitori hanno poche informazioni per guidarli verso il trattamento più efficace per la loro condizione. Il futuro della medicina della cannabis risiede nella comprensione della prevalenza e degli effetti dei componenti delle piante oltre al THC e CBD e identificazione di modi per classificare la cannabis in base a caratteristiche misurabili che sono note per produrre effetti specifici. Imitare i farmaci convenzionali attraverso la standardizzazione potrebbe non essere l’endpoint ottimale per la cannabis, poiché la variabilità insita nella pianta di cannabis sta probabilmente guidando la sua capacità di trattare così tante condizioni”.
Oltre alle loro scoperte generali secondo cui la legalizzazione della cannabis diminuisce il valore di mercato azionario delle aziende farmaceutiche quotate in borsa, gli autori hanno scoperto che la legalizzazione della cannabis ricreativa ha avuto più del doppio dell’impatto della legalizzazione medica, presumibilmente a causa della popolazione colpita molto più ampia poiché l’accesso alla cannabis medica è in genere limitato a persone con condizioni gravi e debilitanti.
I produttori di farmaci di marca sono stati più colpiti rispetto ai produttori di generici, forse a causa di un maggiore impatto competitivo dell’ingresso di cannabis sui farmaci senza concorrenti esistenti.
Lo studio ha concluso che i produttori farmaceutici convenzionali possono trarre vantaggio dall’investire nei mercati della cannabis piuttosto che fare pressioni contro di essi e che la politica normativa dovrebbe facilitare ulteriori ricerche sui rischi e sui benefici dell’uso della cannabis per motivi sia medici che ricreativi.
L’entità dell’effetto negativo della legalizzazione della cannabis sui rendimenti del mercato azionario derivante dall’investimento in aziende farmaceutiche convenzionali suggerisce che è probabile che la cannabis sia un attore permanente e in crescita nei mercati farmaceutici di tutto il mondo.
Per quanto riguarda la legalizzazione della cannabis in Italia, Marco Perduca, Presidente del comitato promotore del referendum per la cannabis legale, e Aziz Sawadogo, attivista di Radicali Italiani, hanno dichiarato: ” Il 15 e il 16 di febbraio ci sono state una serie di dichiarazioni da parte del Presidente della Corte Costituzionale che hanno manipolato le motivazioni poi emerse all’interno della sentenza, resa pubblica il 3 marzo. Non ci hanno convinto. Specialmente riteniamo la parte relativa al problema creato dalle Convenzioni internazionali meramente speculativa”, ha spiegato Marco Perduca.
“Avremo dunque delle riunioni con costituzionalisti, penalisti e internazionalisti per capire cosa effettivamente possa essere fatto. Tornando all’estate del 2021, quando la campagna ebbe inizio, tra le novità, oltre all’ampliamento della platea degli autenticatori ad avvocati, parlamentari e consiglieri regionali, è da sottolineare la possibilità di utilizzare la firma digitale”.
“Tale strumento era già stato intimato all’Italia in un documento delle Nazioni Unite di dieci anni fa, adottato in seguito a un ricorso nel quale si facevano presenti le difficoltà del Bel Paese nel consentire l’esercizio del diritto civile e politico, nonché costituzionalmente garantito dall’articolo 75, della promozione del referendum”.
“A luglio facemmo presente al Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao della necessità di adoperarsi per rispondere pienamente alle Nazioni Unite, proponendoci di assumere in prima persona i costi della raccolta firme e ottenendo il suo benestare. Già avevamo trovato un service provider: itagile.it, con il quale avremmo raccolto le firme non solo tramite SPID, ma anche attraverso altri sistemi di autenticazione. L’entrata in vigore del tutto impiegò due settimane.”
“Fu con un emendamento del Presidente di +Europa, Riccardo Magi, che si riuscì a ottenere il parere favorevole unanime della Commissione Affari costituzionali malgrado forti resistenze del Ministro dell’Interno e del Ministro della Giustizia, giustificate dal fatto che la firma non cartacea fosse inizialmente pensata in esclusiva per le persone con disabilità”.
“Allora stavamo promuovendo unicamente il referendum sull’eutanasia legale; nei primi cinque giorni in cui ci fu la possibilità di sottoscrivere la campagna online, raggiungemmo tra le 60 e le 70 mila firme. Il sistema funzionava, l’entusiasmo c’era, fu lì che decidemmo di lanciare un nuovo referendum, e l’unico altro tema su cui i tempi erano marci dal tanto che erano maturi era la cannabis”.
“Grazie a Marco Cappato e Filomena Gallo dell’Associazione Luca Coscioni, a Meglio Legale e a Forum Droghe, oltre all’azione istituzionale sempre di Riccardo Magi, si riuscì a mettere assieme il comitato, ma scrivere il testo non fu facile. La notte prima della presentazione del testo in Corte di Cassazione non chiudemmo occhio, arrivammo a presentarne due, riservandoci poi la possibilità di utilizzarne uno. Abbiamo poi scelto quello che ritagliava meno la legge. Non dicemmo a nessuno che avremmo presentato quel documento alla Corte, volevamo caricare al massimo le aspettative e l’effetto sorpresa della campagna”.
Aziz Sawadogo ha aggiunto: “Se c’è stata così tanta affluenza e così tanta volontà di firmare, sia ai banchetti, sia in forma digitale, è probabilmente per la mancanza di una classe dirigente politica al passo con quelle che sono le necessità dei cittadini. Sul tema eutanasia i Radicali, l’Associazione Coscioni e altri gruppi, portano avanti la battaglia da anni, se non decenni, è incredibile come il Parlamento non sia ancora riuscito a produrre a riguardo una legge degna di questo nome. I cittadini sono attenti a questi passaggi mancati, la scorsa estate l’abbiamo visto una volta di più”.
“Forse ciò dovrebbe portarci a ripensare la nostra forma istituzionale, adottando nuovi strumenti di partecipazione democratica per ristabilire il rapporto ormai logoro tra Istituzioni e cittadini, testimoniato anche dalla posizione della Corte Costituzionale sui due referendum. Di quali siano questi strumenti, se ne può dibattere, ma credo sia una necessità che si arrivi ad averli”.
“Fa sorridere pensare che il Presidente della Consulta, Giuliano Amato, i giorni precedenti le dichiarazioni di inammissibilità sembrava avere un atteggiamento accomodante, sottolineando come la Corte Costituzionale avrebbe dovuto valutare anche l’interesse e la volontà dei cittadini; alla fine, ciò che recriminava in quelle parole si è poi manifestato, una sberla ai milioni di cittadini che hanno firmato i referendum, un tradimento delle Istituzioni. Non ci si sorprenda poi della scarsa affluenza alle urne, addirittura alle elezioni amministrative, che portano a un problema di legittimità degli eletti”.
“La scorsa estate, ho raccolto le firme con soggetti che hanno incentrato la loro carriera politica su questi elementi e anch’essi erano sorpresi dell’affluenza ai tavolini per firmare anche sotto un sole cocente, sembra che non siano i cittadini disinteressati alla politica, se mai è il contrario. Da studente di giurisprudenza, mi dispiace dirlo, ma la Corte Costituzionale ha adottato una decisione prettamente politica, non tecnica, è vero che con il passare degli anni questa ha ampliato il metro di ammissibilità, ma in questo caso ha esagerato, anticipando una valutazione di costituzionalità; è inaccettabile”.