Nella periferia di Cessaniti c’è una zona conosciuta dalla gente del luogo come “vucchi du ‘mpernu” (bocche dell’inferno). Un luogo misterioso, dove nel terreno accanto alle radici di giganteschi ulivi secolari ci sono delle grandi cavità dalla forma circolare quasi perfetta, profonde più di quaranta metri, delle buche da cui escono fortissime correnti d’aria.
Attorno a questi fori naturali sono sorte le più disparate leggende. In passato si pensava che all’interno vi fosse il respiro del diavolo o il rifugio di qualche mostro, per cui nessuno osava avvicinarsi. In realtà si tratta solo di interessanti fenomeni geologici. Alla periferia del paese, proprio al confine con Vibo Valentia c’è una zona a cui la tradizione popolare ha dato il nome di vucche du diavulu o vucche du ‘mpernu (bocche del diavolo o bocche dell’inferno) perché nel terreno, accanto alle radici di giganteschi ulivi secolari, ci sono delle grandi cavità dalla forma circolare quasi perfetta, profonde più di quaranta metri.
Secondo la gente del posto da questi fori uscirebbe il respiro del diavolo che dorme sottoterra. Per alcuni le bocche nasconderebbero i fajetteji (piccoli folletti vestiti di rosso), altri pensano, invece, che possano essere la dimora della malvagia Lamia, una figura mostruosa che si nutre di sangue umano.
In paese si tramanda ancora la credenza secondo la quale le bocche del diavolo avrebbero inghiottito Cozzojeroni, uno dei primi insediamenti urbani del territorio di Cessaniti. Da questo avvenimento (cessau, cessato di esistere) deriverebbe il nome del paese. Questa interpretazione etimologica, però, non trova alcun riscontro nella toponomastica locale.